Leggere è un'attività utilissima e bellissima, che arricchisce chi la svolge, ma che purtroppo di questi tempi è un po' fuori moda. Per quanto ci riguarda, abbiamo pubblicato - o stiamo per farlo - libri per bambini, ragazzi ed adulti, per non lasciare fuori nessuno e coinvolgere tutti nel nostro progetto. Con ogni titolo, sosterremo un'associazione che lavora per rendere il pianeta Terra un posto migliore. Tu cosa vorresti leggere? Scegli la storia che fa più al caso tuo!
"Credo molto nel mio progetto, per due motivi: il primo è che poggia sulla solidarietà nei confronti degli animali, gli animali dei santuari, che vengono da situazioni critiche e che nei rifugi scoprono per la prima volta la vita libera senza sofferenza. I santuari per animali sono luoghi stupendi in cui gli animali puoi conoscerli davvero, vedi come interagiscono, conosci le loro personalità e i loro caratteri e questi luoghi pieni di amore non ricevono alcuna sovvenzione."
"Quindi in cattività otteniamo animali depressi, tenuti in vita dal solo fatto che hanno la pancia piena (ed alcune specie non accettano neanche questo, lasciandosi morire di inerzia e depressione), animali stressati e per questo spesso sedati, anche a causa del fastidio generato dalla produzione di quei suoni in un ambiente così chiuso. I delfini vengono rinchiusi per permettere a chi vuol godere della loro compagnia di pagare per vederli ogni volta che può."
"La scelta di non usare prodotti di origine animale è conseguenza di una filosofia di vita vegana che rifiuta di utilizzare qualsiasi prodotto che implica lo sfruttamento e il maltrattamento degli animali. Più che mai al giorno d’oggi, in una società di massa in cui consumiamo più del necessario, anche l’industria della carne e dei derivati animali, per stare al passo con la richiesta, hanno bisogno di forzare la mano attraverso gli allevamenti intensivi."
"I dati forniti dall’Osservatorio Vegan OK sull’impatto della produzione animale, sono impressionanti. L’analisi di questi dati porta all’unica conclusione che se non interromperemo SUBITO questa spirale di violenza verso gli animali, saremo vittime della nostra stessa follia. Stesso discorso per la salute. La scelta etica vegan garantisce uno standard di vita maggiormente equilibrato e questo va a vantaggio di chi la attua in prima persona, ma anche di tutti gli altri."
"Il rispetto passa sempre e comunque dalla conoscenza, quindi mi piacerebbe poter vedere a scuola sempre più progetti che consentano ai bambini e ai ragazzi di avvicinarsi a mondo animale con consapevolezza.
Per quanto riguarda la nostra realtà nello specifico, nei quasi dieci anni di attività abbiamo visto crescere molto il numero di animali non convenzionali e nel nostro piccolo abbiamo contribuito a fare conoscere anche i ratti."
"La ragione etica è una: no allo specismo. Per questo pensiamo che sia giusto fare pasticceria vegana, il nostro obiettivo in SoloVeg è riuscire ad offrire un prodotto di pasticceria - il più buono possibile e nel modo più semplice possibile - a chi ha deciso, per motivi etici, con consapevolezza, di non mangiare niente che provenga dalla sofferenza di altri esseri viventi e di non contribuire in nessun modo a far gonfiare le tasche di una industria che guadagna torturando animali. "
"Quando parliamo dell’oppressione di cui gli animali sono vittime spesso mettiamo in discussione solo gli aspetti più evidenti, ossia la sofferenza, i maltrattamenti, il dolore, quindi ci concentriamo sulle varie modalità di allevamento o di uccisione, ma non ci poniamo la domanda principale, ossia se sia giusto che le altre specie debbano essere al nostro servizio. L’idea che abbiamo degli altri animali è sempre stata quella di rappresentarli in funzione della nostra specie e comunque asserviti a precise funzioni."
Nella nostra fattoria gli animali vengono allevati senza stress, pascolano tranquillamente in 4 ettari di terreno e vengono coccolati.
Il ritornare al passato ci fa riscoprire tante cose che purtroppo sono andate perse nel tempo. Sappiamo tutti che l’artigianato ha un costo più elevato rispetto al prodotto industriale ma di sicuro sarà più duraturo nel tempo e più rispettoso degli equilibri del pianeta.
Quella di Cucina Bioevolutiva è una visione della vita certamente antispecista, che non collima assolutamente con quella cartesiana, per cui gli animali sono macchine a servizio degli esseri umani e non esseri senzienti degni di rispetto al pari dell'uomo.
Il nostro obiettivo primario è quello di sfatare i preconcetti che ruotano intorno al veganesimo e far conoscere al pubblico l’elevata varietà della cucina vegana.
Molto spesso è complicato affrontare tematiche serie senza infervorarsi o rischiare di diventare noiosi. A questo dilemma ha trovato una soluzione lo Zozzone Vegano, che con una serie di video divertenti caricati sulla sua pagina Instagram, su Facebook e sul suo canale YouTube, spiega i perché più profondi della scelta vegana ai non addetti ai lavori.
Da un compito di scuola e dalla sensibilità personale di una ragazza di appena 14 anni nasce un cortometraggio toccante che fa riflettere su come molte delle nostre apparentemente innocue abitudini siano effettivamente molto dannose per gli altri abitanti del pianeta.
L'alimentazione di oltre sette miliardi di persone non può non avere un impatto ambientale notevole. Quando si basa su prodotti di origine animale, poi, non si possono ignorare l'aspetto etico né quello salutare. Si parla poco, invece, del gusto delle ricette vegetali e della varietà di una dieta cruelty free.
Un'interessante intervista ad un medico chirurgo che ha deciso di aprire la sua casa ad un gruppo di animali abbandonati, feriti o destinati al macello estremamente diversi fra loro e di adottarli permanentemente donando loro una famiglia.
L'alimentazione è spesso al centro di un acceso e delicato dibattito sulla protezione dell'ambiente e della salute umana. Con Vegan Discovery Tour, Marina Berati ed il suo team cercano di informare ed offrire supporto a chiunque desideri eliminare i prodotti di origine animale dalla propria dieta.
Una storia d'amore a 360 gradi (quella fra una donna - Matilda - ed un gallo erroneamente scambiato per gallina - Rosa - scampato per miracolo al macello) destinata a bambini, ragazzi ed adulti. Oltre a trattarsi di una vicenda realmente accaduta che fa bene al cuore, si tratta anche di un libro che, con parte del suo ricavato, aiuterà effettivamente gli animali che soffrono supportando le campagne della LAV.
Una vicenda iniziata molti anni fa con lo scopo di prevenire l'estinzione degli orsi in Trentino, che si è trasformata in una battaglia burocratica e mediatica in cui a rimetterci sono alcuni meravigliosi esemplari di orso bruno, il più famoso dei quali, ribattezzato Papillon, in seguito a numerosi tentativi di fuga, vive sotto l'effetto di sedativi in una gabbia minuscola circondata da una recinzione elettrificata.
Una serie di trailer e titoli di documentari e reportage televisivi che parlano in maniera dettagliata degli allevamenti intensivi, del benessere animale e dell'impatto ambientale di uno stile di vita umano sempre meno rispettoso della felicità altrui.
Parla Francesca Di Gregorio, ideatrice del progetto 'Gli amici di Pillo'
Pubblicata il 26 febbraio 2023
Cos'è Gli amici di Pillo?
Gli amici di Pillo è un progetto di solidarietà che ho creato a marzo del 2022. Pillo era il mio cagnolino, un meticcio adorabile di 5 kg che abbiamo salvato dalla vita in strada e che, alla sua morte (dopo 8 anni, a gennaio 2021), ha lasciato un vuoto enorme in me. Cercando di dare un senso a questo dolore, ho scritto la favola per bambini (e non solo) Pillo cane di strada, che ho illustrato con le foto di Pillo. Da questa favola è nato il progetto solidale Gli amici di Pillo, il cui obiettivo è aiutare gli animali abbandonati e indifesi, come era lui prima di entrare nella nostra vita. Per questo motivo, dono il 60% del guadagno netto dalle vendite della favola (e di altri articoli, che ho aggiunto, man mano, al progetto) ad associazioni che fanno del bene agli animali. I primi beneficiari del progetto sono stati Save the dogs e il santuario Capra Libera Tutti, mentre, dall'estate del 2022, l'unico beneficiario è il santuario L'Arca di Natalia, in provincia di Catania.
Perché ha deciso di aiutare gli animali con questa iniziativa?
Il mio sogno è un mondo privo di odio, violenza e sofferenza, per umani e per animali (tutti gli animali, dal cane al maiale, passando per il leone, la balena, il tonno e così via). Sogno un mondo in cui noi umani conviviamo pacificamente tra noi e con le altre specie animali con cui condividiamo il Pianeta e sogno che loro possano vivere serenamente, senza essere trattati come oggetti e macchine da produzione. Insomma, il mio ideale è un mondo in pace, in cui gli animali sono nostri pari. So che non arriverò a vedere questo mondo, ma intanto faccio un passo in quella direzione, cercando di aiutare le realtà che condividono il mio sogno.
Cosa la spinge a credere nel suo progetto?
Credo molto nel mio progetto, per due motivi: il primo è che poggia sulla solidarietà nei confronti degli animali, gli animali dei santuari, che vengono da situazioni critiche e che nei rifugi scoprono per la prima volta la vita libera senza sofferenza. I santuari per animali sono luoghi stupendi in cui gli animali puoi conoscerli davvero, vedi come interagiscono, conosci le loro personalità e i loro caratteri e questi luoghi pieni di amore non ricevono alcuna sovvenzione (diversamente dai canili e dagli allevamenti). In più, non sono fattorie didattiche o zoo e non sfruttano gli animali per trarne profitto, i santuari per animali vivono grazie ai sacrifici di chi li fonda e alle donazioni di chi li aiuta. Il secondo motivo per cui ci credo, è che il mio progetto è nato in nome e memoria di Pillo, uno degli esseri viventi che più ho amato nella mia vita. È come se fosse stato lui a suggerirmelo ed è una delle cose più belle che ho realizzato nella mia vita.
Crede che in Italia si sia sviluppata una maggiore sensibilità nei confronti del mondo animale? Cosa si sentirebbe di consigliare ai suoi connazionali?
Penso di sì. In linea generale, credo che ultimamente ci sia quantomeno più consapevolezza riguardo alle sofferenze che gli animali patiscono quotidianamente, negli allevamenti e non solo. Ci sono più persone che si fanno delle domande, più persone che si informano e alcune di esse compiono dei passi nei confronti degli animali. E spero siano sempre di più.
Per maggiori informazioni sull'iniziativa Gli amici di Pillo, è possibile visitare questo sito. Il progetto può essere seguito anche su Instagram.
Parla Roberto Rutigliano, socio e ricercatore
Pubblicata il 10 febbraio 2022
Di cosa si occupa il Centro Ricerca Cetacei?
Il CRC monitora e studia i cetacei allo scopo di accrescere le conoscenze naturalistiche a riguardo e controllare il loro stato di salute, sia per la loro essenza di indicatori ambientali, che per l’importanza emotiva che hanno per l’uomo. Il centro è un ente privato che sussiste grazie ai proventi arrivanti dall’attività di divulgazione al pubblico tramite esperienze a pagamento.
Cosa vi spinge a credere nel vostro progetto?
Un esempio che portiamo sempre al nostro pubblico è quello di un quadro come la Gioconda. Superprotetto da guardie e vetri speciali, con migliaia di persone che desiderano guardarlo dal vivo solo per l’emozione legata alla sua ‘bellezza’, associata alla sua importanza. I cetacei suscitano emozioni ancora maggiori quasi nel 100% della popolazione mondiale. Non può non essere importante poterli vedere dal vivo e questo avviene non solo grazie a noi che li troviamo, ma soprattutto grazie al fatto stesso che il loro numero li renda ancora trovabili con facilità. Morale: un mondo senza cetacei è un mondo peggiore.
Quali sono i rischi corsi dai cetacei che vivono in libertà e quali, invece, le condizioni in cui vivono quelli in cattività nel nostro paese e nel mondo? Esistono specie a rischio? Quale sarebbe l’eventuale impatto ambientale causato dalla loro estinzione?
È un discorso lungo: ci sono specie il cui numero si è molto ridotto, però in generale ci sono ancora molti cetacei sia nel Mediterraneo che nel mondo, anche se i dati vanno sempre confrontati nel tempo, mai con una fotografia del presente. Fino a un secolo fa o meno, i delfini erano in tale abbondanza che non era possibile navigare senza avvistarne; la loro decrescita oggi deve rallentare o terminare.
Quelli in cattività sono animali che normalmente:
Quindi in cattività otteniamo animali depressi, tenuti in vita dal solo fatto che hanno la pancia piena (ed alcune specie non accettano neanche questo, lasciandosi morire di inerzia e depressione), animali stressati e per questo spesso sedati, anche a causa del fastidio generato dalla produzione di quei suoni in un ambiente così chiuso. In definitiva, per giudicare la cattività basta pensare ad un semplice concetto: i delfini liberi esistono, ma non si danno con totale facilità; così vengono rinchiusi e tenuti in vita in un ambiente assolutamente imparagonabile al naturale, per permettere a chi vuol godere della loro compagnia di pagare per vederli ogni volta che può. Come andrebbe chiamata questa pratica?
Esistono più specie a rischio o di cui si hanno pochi dati. Consideriamo che il concetto di specie oggi è legato al sequenziamento dei DNA, che ha portato alla "scoperta" di specie nuove lì dove prima ce n’era solo una, amplificando la rarità di alcune. Si può però certamente dire che il Delfino comune (Delphinus Delphis) nel Mediterraneo ha subito negli ultimi 50 anni una riduzione della popolazione tale da considerarlo effettivamente a rischio. L’impatto ambientale di una totale estinzione è paragonato a quello delle api, cioè con conseguente fine dell’umanità. Difficile immaginare nel concreto questi fenomeni, ma è un fatto che eliminare un predatore all’apice della catena alimentare porti scompensi ecologici che possono cambiare il mondo intero. Si pensi che solo le deiezioni dei cetacei, soprattutto delle balene, sembrano essere fondamentali per il nutrimento all’origine di tutta la piramide alimentare in mare, aumentando l’attività fitoplanctonica e di conseguenza l’ossigenazione terrestre.
Crede che in Italia si sia sviluppata una maggiore sensibilità nei confronti del mondo animale? Cosa si sentirebbe di consigliare in tal senso?
È evidente che dagli anni '80 gli animali in generale hanno accresciuto il loro fascino. Merito dei documentari, delle campagne di sensibilizzazione e dell’introduzione dei pet all’interno delle case, che ha aumentato l’empatia della gente con esseri diversi dall’essere umano. A questo è legato anche il fenomeno dell’aumento dei vegetariani, animalisti, ecc. Ora siamo a un buon livello di sensibilizzazione, ma dobbiamo fare attenzione, perché ci siamo arrivati per mezzo di situazioni forzate, come l’animale domestico, lo zoo, l’agriturismo, il delfinario. Adesso dobbiamo fare un altro passo: dobbiamo iniziare ad approcciarci agli animali senza desiderare di toccarli o dargli da mangiare; l’animale selvatico non deve essere un mezzo per gratificare il nostro ego; dobbiamo godere della sua esistenza per puro amore della natura.
Il Centro Ricerca Cetacei ha sede fisica a Portoferraio, sull'Isola d'Elba. Può essere seguito anche su Facebook ed Instagram.
Parla Marta Esposito, socia fondatrice e pasticciera
Pubblicata il 6 febbraio 2022
Da dove nasce l’idea per Radagast Vegan Bakery? Dove si trova?
Radagast è una bakery vegana che si trova a Roma, nel quartiere di Centocelle da novembre 2017. L’idea di aprire un’attività del genere nasce non troppo tempo dopo essere diventata vegana, circa dieci anni fa. All’epoca il mercato non offriva ancora tanta scelta in fatto di prodotti vegani, men che meno di dolci, così sono nati i primi esperimenti con il forno che hanno cominciato a riscuotere successo tra amici e parenti fino all’intuizione di poter far diventare quella passione un lavoro. Un soggiorno di alcuni mesi a Londra è stato decisivo per l’impronta da dare alla produzione che è per lo più di ispirazione inglese ed americana.
Cosa la spinge a credere in questo progetto?
Essere vegani è ancora uno stile di vita a cui appartiene una nicchia di persone ma è un trend destinato a crescere. La verità sulle condizioni degli animali negli allevamenti intensivi diventa sempre più accessibile grazie al web e sempre più acceso si fa il dibattito sulle conseguenze negative sull’ambiente dell’alimentazione onnivora, non più accettabile per il nostro pianeta. Questi aspetti rendono Radagast parte di una rivoluzione pacifica che vede in nuove abitudini alimentari (e di consumo in generale) la promessa di un futuro sostenibile. A dispetto di chi crede che si tratti di mode passeggere, il fatto di crescere ogni giorno di più e incontrare il favore delle persone ci rassicura che abbiamo intrapreso la strada giusta, non solo in termini di business ma soprattutto di valori e impegno etico.
Quali sono le ragioni etiche che la spingono a cucinare senza utilizzare materie prime di origine animale?
La scelta di non usare prodotti di origine animale è conseguenza di una filosofia di vita vegana che rifiuta di utilizzare qualsiasi prodotto che implica lo sfruttamento e il maltrattamento degli animali. Più che mai al giorno d’oggi, in una società di massa in cui consumiamo più del necessario, anche l’industria della carne e dei derivati animali, per stare al passo con la richiesta, hanno bisogno di forzare la mano attraverso gli allevamenti intensivi. Non può esserci produzione senza che ci sia violenza e la realtà dei fatti è ampiamente dimostrata dalle numerose indagini delle associazioni animaliste reperibili facilmente su internet. Chi sposa uno stile di vita vegano crede che ogni essere vivente senziente sia degno di rispetto e che si possa fare a meno di tutto ciò che direttamente o indirettamente ne procuri la sofferenza. Questo è anche alla base della filosofia e dei valori che ispirano la produzione di Radagast: ogni giorno creiamo dell’ottimo cibo dimostrando che si può avere un’alimentazione appagante anche senza materie prime di origine animale.
Quale consiglio si sentirebbe di dare ai suoi connazionali? Con quali gesti quotidiani si può contribuire a migliorare l’attuale situazione ambientale?
Innanzitutto consiglio di transitare sempre di più verso un’alimentazione vegetale, più sana per noi e per il nostro pianeta. Il consumo di carne è una delle maggiori cause di inquinamento atmosferico, superiore a quello prodotto da tutti i mezzi di trasporto del mondo. Le alternative vegetali non solo offrono livelli nutrizionali maggiori o uguali a quelle animali ma vengono prodotte con meno spreco di acqua, minori emissioni di gas serra e minore sfruttamento dei terreni. In commercio ormai si trovano prodotti che imitano alla perfezione gusto e consistenza di carne e derivati animali, si può cominciare da questi. Un altro consiglio è senza dubbio cercare di produrre meno rifiuti possibili, in particolare meno plastica, soprattutto se monouso. È un impegno che anche noi di Radagast cerchiamo di conseguire ogni giorno utilizzando quasi totalmente materiali biodegradabili per il confezionamento e il consumo dei nostri prodotti.
Radagast Vegan Bakery è una pasticceria vegana nel cuore di Roma che può essere seguita sia su Facebook che su Instagram.
Parla Sauro Martella, fondatore e formulatore
Pubblicata il 24 gennaio 2022
Di cosa si occupa Vegan D’Or?
Vegan D’Or è un progetto etico finalizzato alla diffusione di una cultura alimentare basata su prodotti vegetali buoni, sani e senza additivi chimici in modo da poter essere attuata anche da professionisti della cucina, della ristorazione o da chi semplicemente vuole gustare ottimi formaggi vegani, ma pretende una qualità altissima negli ingredienti e nelle caratteristiche dell’aspetto. Ad esempio, sulla pizza una mozzarella vegetale DEVE filare e non sciogliersi per essere giudicata positivamente da chi la assaggia. Noi non vendiamo prodotti, non siamo commercianti, ma attivisti. Creiamo formule e le mettiamo a disposizione del mercato e delle aziende affinché possano venire utilizzate come strategia verso un modo migliore e più rispettoso dei diritti animali.
Cosa la spinge a credere in questo progetto?
Ogni nostra iniziativa nasce da innovazione ed etica e Vegan D’Or sposa perfettamente questi due pilastri. Da vegani appassionati di cucina di alta qualità pretendiamo prodotti sani, naturali e buoni come i formaggi tradizionali, dove il sapore è dato dalla qualità degli ingredienti e non dagli aromi in polvere aggiunti per imitare i gusti tradizionali. Se il mercato non li mette a disposizione, lo facciamo noi in prima persona. Ma anche sull’etica non si discute, abbiamo deciso di NON utilizzare olio di cocco che purtroppo viene abitualmente prodotto tramite scimmie tenute in schiavitù. Abbiamo anche valutato degli oli di cocco che vantavano garanzie circa il non sfruttamento di animali, ma andando a verificare, tutto si risolveva in semplici dichiarazioni senza alcun controllo reale, quindi la nostra scelta è stata di eliminare totalmente il problema scegliendo di usare oli di semi biologici più sani, senza grassi saturi e senza sfruttamento animale né dubbie dichiarazioni. Quando si pretende il cambiamento, non si sta a guardare, ma si opera in prima linea, senza se e senza ma.
Quali sono i dati riguardanti l’impatto ambientale dell’uso di prodotti di origine animale nell’industria agroalimentare? Qual è, invece, l’impatto sulla salute umana?
I dati forniti dall’Osservatorio Vegan OK sull’impatto della produzione animale, sono impressionanti. L’analisi di questi dati porta all’unica conclusione che se non interromperemo SUBITO questa spirale di violenza verso gli animali, non avremo modo di salvarci e saremo vittime della nostra stessa follia. Stesso discorso per la salute. La scelta etica vegan, con la sua alimentazione esclusivamente vegetale, garantisce uno standard di vita maggiormente equilibrato e questo va a vantaggio di chi la attua in prima persona, ma anche di tutti gli altri, che godono del minor peso sanitario generato da chi gode di ottima salute.
Crede che in Italia si sia sviluppata una maggiore consapevolezza nei confronti degli animali come individui senzienti o crede che l’etica, quando si parla degli altri animali, sia ancora soggetta a numerose restrizioni culturali e giuridiche? Cosa si sentirebbe di consigliare in tal senso?
L’empatia verso gli animali non umani è certamente un elemento che è cresciuto nella civiltà odierna. Certo, c’è ancora molta strada da fare e la visione egoistica (non mangio gli animali perché fanno male alla salute e non perché non ho il diritto di farlo) è purtroppo ancora il pensiero prevalente. Grandi cambiamenti richiedono purtroppo tempi lunghi, anche quando sono inevitabili. Anche le leggi per la tutela animale hanno fatto passi avanti, ma anche in questo caso, non illudiamoci, sono generate quasi sempre da motivazioni sanitarie e qualitative nell’ottica di chi ancora vede gli animali non umani come “cose” o “cibo”.
Anche e soprattutto in quest’ottica, il progetto dei formaggi Vegan D’Or deve svolgere il proprio compito, cambiando la cultura e l’approccio al cibo e normalizzando l’uso di prodotti alimentari vegetali dove fino a ieri si erano usati solo quelli di origine animale.
Siamo attivisti per la liberazione animale e questa è la nostra ragione di vita, ma siamo anche professionisti e sappiamo bene che il cambiamento deve essere strutturale e ben radicato per imporsi. Noi ci siamo ed invitiamo TUTTI a darci una mano a diffondere le nostre idee. Go vegan!
Vegan D'Or è un'azienda che produce formule per formaggi vegetali di alta qualità. Per scoprire i loro prodotti, è possibile visitare il sito, la pagina Facebook o il profilo Instagram.
Parla Giulia Tonini, Presidente dell'associazione
Pubblicata il 17 gennaio 2022
Di cosa si occupa Rat Rescue Italia ODV?
Rat Rescue Italia ODV è un’associazione senza scopo di lucro, attiva dal 2013, dedita al recupero di ratti domestici da condizioni sfavorevoli e al loro successivo ricollocamento presso nuove famiglie che se ne prendano cura per il resto della loro vita; cuore dell’attività dell’associazione è anche la divulgazione di informazioni relative alla corretta gestione di questi animali: crediamo infatti che se ogni persona che decide di avvicinarsi al mondo dei ratti è ben informata sulle loro esigenze e conscia dell’impegno necessario a gestirli, il numero di animali presi con leggerezza e poi ceduti potrà negli anni diminuire.
Cosa vi spinge a credere nel vostro progetto?
Come in parte già anticipato, riteniamo che continuare a lavorare meticolosamente in ambito divulgativo sia il punto di partenza per far diminuire il numero di abbandoni di ratti domestici in Italia. Portiamo quindi avanti questo aspetto della nostra attività nell’ottica che in futuro potremmo non doverci più trovare a recuperare ratti abbandonati per strada o non più voluti, ma solo a fornire un supporto informativo per una buona convivenza uomo-ratto.
Inoltre, i ratti sono animali molto intelligenti, puliti e interattivi con l’uomo: sono ottimi compagni di vita e speriamo che sempre più persone possano darsi la chance di conoscerli per capire che sono molto diversi da come sono descritti nell’immaginario collettivo.
Quali sono i rischi corsi dai ratti nella nostra società? In che modo gli stereotipi che li contraddistinguono aggravano la situazione?
Ad oggi moltissime persone ancora non hanno chiara la distinzione tra ratto selvatico (le cosiddette pantegane) e ratto domestico. I ratti domestici vivono nelle nostre abitazioni come pet dall’epoca vittoriana e da allora vengono allevati e selezionati per docilità e socievolezza.
Gli animali con cui condividiamo le nostre giornate sono affettuosi e molto interattivi, non sono animali di fogna, sporchi e portatori di malattie o mangiatori di nasi di bambini come descritti nell’immaginario collettivo.
I ratti domestici sono lontano anni luce da questa descrizione, ma ne risentono moltissimo: spesso quando facciamo delle fiere o eventi informativi conosciamo persone che non vogliono nemmeno sentir nominare i ratti; alla sola idea che possano vivere in casa con le persone a moltissimi vengono i brividi. Per tanti quella nei confronti dei ratti è una fobia incondizionata, quasi impossibile da sradicare.
Inoltre il fatto che si possano comprare per pochi spiccioli nei negozi induce ad incauti acquisti: comprati d'impulso come cosa di poco valore, vengono tenuti senza sapere niente della loro gestione; spesso non vengono affidati alle cure di veterinari se ne hanno bisogno perché si pensa non ne valga la pena; vengono poi abbandonati al primo problema, andando spesso incontro alla morte perché incapaci di vivere una vita da selvatici per la quale non sono nati.
I ratti selvatici purtroppo se la passano anche peggio: l’elevato tasso di riproduzione e la loro straordinaria capacità adattativa li rendono protagonisti di veri e propri programmi di eliminazione assolutamente legali e purtroppo condivisi da molti.
Crede che in Italia si sia sviluppata una maggiore sensibilità nei confronti del mondo animale? Cosa si sentirebbe di consigliare in tal senso?
Non si può dire che non ci siano stati degli sviluppi in tal senso: animali come cani e gatti possono godere di sempre maggiori tutele, anche dal punto di vista giuridico; esistono strutture che li accolgono con personale sempre più qualificato; e possono contare su una maggiore attenzione anche da parte dei privati cittadini, che, ad esempio, vedendone vaganti sul territorio si premurano di recuperarli e conferirli agli enti preposti.
Rimane tuttavia a mio avviso ancora troppo marcata la differenza tra animali cosiddetti di serie A e animali di serie B: se per alcuni animali d’affezione le cose vanno meglio, non si può dire lo stesso per gli animali da reddito, per quelli da laboratorio o per molti selvatici considerati infestanti, tra cui i ratti. Per tante persone l’animale è ancora “qualcosa” di cui si può disporre a proprio piacimento, utile per vestirsi, alimentarsi o divertirsi.
Io sono un’insegnante e credo fortemente che si debba piantare un seme di cambiamento partendo dalle nuove generazioni: è tra i più piccoli infatti che bisogna diffondere una diversa idea di convivenza e relazione tra l’uomo e gli altri animali. Il rispetto passa sempre e comunque dalla conoscenza, quindi mi piacerebbe poter vedere a scuola sempre più progetti che consentano ai bambini e ai ragazzi di avvicinarsi a mondo animale con consapevolezza.
Per quanto riguarda la nostra realtà nello specifico, nei quasi dieci anni di attività abbiamo visto crescere molto il numero di animali non convenzionali e nel nostro piccolo abbiamo contribuito a fare conoscere anche i ratti. Sicuramente possiamo affermare che ci sono stati dei miglioramenti verso il benessere di questi animali: molti concetti che chi ci segue conosce bene e dà quasi per scontati (come il non tenere mai un ratto da solo) fino a pochi anni fa erano quasi del tutto sconosciuti.
Ma si tratta ancora di una minoranza, la conoscenza dei ratti domestici e della loro etologia è per i più ancora solo un misto di ignoranza e pregiudizi e le persone che si informano bene prima di prendere dei ratti sono ancora troppo poche.
Non possiamo né dobbiamo fargliene una colpa: è difficile capire quel che non si conosce. Piuttosto vogliamo continuare a divulgare e raccontare quel che abbiamo imparato noi per primi, in modo che la tutela sia dei ratti domestici che di quelli selvatici, e per estensione di tutti gli animali, diventi una cultura condivisa.
Rat Rescue Italia è un'associazione senza scopo di lucro che tutela i ratti e si impegna a farli conoscere meglio, sfatando numerosi miti negativi che li riguardano. L'associazione è operativa anche su Facebook ed Instagram.
Pubblicata il 16 gennaio 2022
Da dove nasce l’idea per SoloVeg?
Mia sorella Erica ed io volevamo fare qualcosa che unisse le nostre esperienze. Erica è chef e pasticciera. Da qualche anno ha iniziato a preparare dolci senza latte e derivati per una sua esigenza, dato che è intollerante al lattosio, ed ha visto che si potevano preparare ottimi dolci anche sostituendo completamente tutti gli ingredienti di origine animale.
Mi sono avvicinato al mondo vegano grazie a un libro, Se niente importa di Jonathan Safran Foer (se volete capire meglio cos'è il veganismo e non lo avete ancora letto, fatelo), poi ho visto tanti film, documentari, video di inchieste negli allevamenti, ho letto altri libri e ho visto quello che succede negli allevamenti, quello che l'industria della carne cerca di nascondere. La sofferenza che facciamo provare a tanti animali è sbagliata e inutile, si può sostituire tutto con prodotti vegetali e vivere bene lo stesso. Per lavoro mi sono occupato di consegne a domicilio per anni (poi sono diventato manager di ristorazione) così è nata l'idea di aprire un laboratorio di pasticceria solo vegana e portare le nostre torte direttamente a casa del cliente.
Secondo lei l’impiego di ingredienti diversi dal solito per la realizzazione dei suoi prodotti ha un impatto sul sapore finale? Quali sono le opinioni dei suoi clienti in tal senso?
Ha un impatto sul sapore, sì. La pasticceria vegana è diversa dalla pasticceria tradizionale, ha una consistenza diversa. Se siano più buoni o meno buoni, dipende dal gusto, che è sempre soggettivo. Non credo che questa sia la cosa importante, chi decide di diventare vegano e mangia prodotti a base vegetale, non lo fa per il gusto. Ci sono anche clienti che preferiscono le torte vegane a quelle tradizionali senza essere vegani, ma per la maggior parte la scelta non è di gusto ma etica, è una decisione altruista, non egoista.
Si può anche sacrificare il gusto se dipende dalla sofferenza di un altro essere vivente, no? Certo se non sono buoni è meglio lasciare perdere proprio, ma per nostra fortuna chi mangia i dolci di Erica è sempre soddisfatto alla fine. La mia opinione personale è che sono ottime torte, e non sono un grandissimo amante dei dolci.
Quali sono le ragioni etiche che la spingono a cucinare senza utilizzare materie prime di origine animale?
La ragione etica è una: no allo specismo. Non siamo superiori agli animali, non siamo migliori di loro e non abbiamo nessun diritto di torturarli per il nostro piacere.
Per questo pensiamo che sia giusto fare pasticceria vegana. Il nostro obiettivo in SoloVeg è riuscire ad offrire un prodotto di pasticceria - il più buono possibile e nel modo più semplice possibile - a chi ha deciso, per motivi etici, con consapevolezza, di non mangiare niente che provenga dalla sofferenza di altri esseri viventi e di non contribuire in nessun modo a far gonfiare le tasche di una industria che guadagna torturando animali.
Quale consiglio si sentirebbe di dare ai suoi connazionali? Con quali gesti quotidiani si può contribuire a migliorare l'attuale situazione ambientale e quella degli animali?
Non mi piace dare consigli ma posso dire di informarsi bene, di guardare cosa succede negli allevamenti, vedere qual è il vero costo di quello che mangiamo. Non parlo del costo monetario, non il prezzo che paghiamo noi, ma il prezzo che pagano gli animali per noi.
Provate i prodotti vegani senza pregiudizi. Sarò impopolare, ma non sono sicuro che le nostre scelte personali possano salvare il pianeta, l'industria zootecnica ha una bella fetta di responsabilità nel cambiamento climatico degli ultimi anni, ma non è la responsabile principale.
Sono sicuro, però, che scegliendo prodotti vegani possiamo salvare gli animali. Ogni anno nel mondo vengono allevati 70 miliardi di animali terrestri, 70 miliardi di esseri viventi costretti a soffrire e morire per la nostra alimentazione. È una inutile crudeltà che possiamo fermare solo cambiando il nostro modo di mangiare.
SoloVeg è un laboratorio di pasticceria vegetale che offre un'ampia scelta di prodotti ed è facilmente raggiungibile attraverso il suo account Instagram ed il suo sito.
Pubblicata il 28 ottobre 2021
Come nasce l'idea per 'Ma le pecore sognano lame elettriche?' e di cosa parla?
L’idea del libro è nata dall’esigenza di mettere insieme tante riflessioni fatte nel corso di oltre dieci anni di attivismo e di studio dell’antispecismo. Ho sempre scritto articoli incentrati su argomenti specifici e ho pensato che fosse utile raccoglierli in un testo unico che affrontasse le varie problematiche della questione animale; inoltre mi premeva trattare alcuni punti su cui c’è molta confusione, per esempio il veganismo o il dibattuto tema del cosiddetto benessere animale, come anche quello dell’uso degli argomenti indiretti.
Il libro parla dello specismo, ossia spiega cosa sia questa forma di ideologia invisibile - invisibile perché normalizzata e interiorizzata - che definisce il nostro rapporto con gli altri animali.
Quando parliamo dell’oppressione di cui gli animali sono vittime spesso mettiamo in discussione solo gli aspetti più evidenti, ossia la sofferenza, i maltrattamenti, il dolore, quindi ci concentriamo sulle varie modalità di allevamento o di uccisione, ma non ci poniamo la domanda principale, ossia se sia giusto che le altre specie debbano essere al nostro servizio. Non ce lo chiediamo perché l’idea che abbiamo degli altri animali e che abbiamo interiorizzato è sempre stata quella di pensarli, immaginarli, nominarli, rappresentarli in funzione della nostra specie e comunque asserviti a precise funzioni (mucca da latte, vitello da carne, animali da compagnia, gallina ovaiola, cavallo da corsa, topi da laboratorio ecc.).
È molto difficile opporsi a queste idee e credenze - in generale a questa visione del mondo assolutamente antropocentrica e antropocentrata - in quanto sono e sono state funzionali alla costruzione della nostra identità di umani e al concetto di umanità: ossia, noi ci definiamo tanto più umani quanto più ci distanziamo da questa idea di animalità che rappresentiamo in negativo rispetto a noi. Così l’animalità, l’animale, è il luogo di tutto ciò che vorremmo allontanare da noi (l’irrazionalità, la malvagità, il bruto istinto, l’ignoranza, la stupidità, la sporcizia, la mostruosità ecc.). Per connotare qualcuno negativamente si dice “sei un animale”, oppure più in dettaglio “sei stupido come una capra”, “sei un pecorone”, “sei un lurido porco” e via dicendo. Nel libro infatti ho parlato anche del linguaggio e delle espressioni linguistiche che abbiamo fatto nostre senza davvero chiederci cosa abbiano di vero e che però, nel ripeterle, rafforzano e definiscono in continuazione lo specismo in una sorta di cortocircuito continuo che si può spezzare solo appunto mettendoci in discussione come specie.
Perché trova sia importante sensibilizzare un numero sempre maggiore di persone su certe tematiche? Qual è l'attuale rapporto fra esseri umani ed animali? Quale, secondo lei, è la causa di tale visione e cosa andrebbe modificato?
Gli altri animali sono individui senzienti con un valore intrinseco di base (e questo non è che devo dimostrarlo io, ce lo dicono la teoria dell’evoluzione e la scienza, l’etologia; anche il discorso del benessere animale, per quanto costituisca un ossimoro e una menzogna, comunque ci dovrebbe far riflettere sul fatto che non sono macchine, ma esseri capaci di sentire nell’accezione piena del termine e non meramente, come sosteneva Cartesio, di reagire a degli stimoli) e quindi in grado di provare sensazioni, emozioni, sentimenti, di stringere relazioni e di fare esperienza del mondo in modo peculiare e unico, esattamente come ognuno di noi - e non in modo inferiore, ma diverso perché ogni specie e ogni individuo hanno una propria intelligenza e cognizione di sé e del mondo - pertanto l’oppressione che subiscono da parte della nostra specie e lo sterminio di cui sono vittime ci dovrebbero immediatamente apparire come un’immensa ingiustizia. Sempre che ci interessi non arrecare danno al prossimo. Un’ingiustizia che non ha eguali nella storia in quanto non soltanto vengono uccisi a miliardi, ma addirittura sono fatti nascere per essere poi trasformati in prodotti o essere usati nei modi più impensabili.
L’attuale rapporto tra la nostra specie e le altre è quindi un rapporto di assoluto dominio. Incontrastato, perché noi siamo una specie particolare, non superiore, ma peculiare nello sviluppo e uso di tecnologie raffinate che ci hanno permesso nei secoli di modificare natura, habitat e tutto il resto dei viventi. Anche se poi, a livello di emozioni e sentimenti, siamo rimasti ancora animali facilmente manipolabili e spaventabili e ricorriamo alla parte istintiva del cervello per reagire e fuggire molto più spesso di quello che solitamente tendiamo a credere. Abili nella tecnologia - o meglio nell’usarla - se un domani per colpa di una qualche calamità andassero distrutti i sistemi sofisticati che oggi regolano le nostre esistenze, non saremmo nemmeno più in grado di costruirci una ruota. O almeno pochi di noi sarebbero in grado di farlo.
Il rapporto di dominio degli altri animali è stato definito e rafforzato nei secoli. Non saprei indicare un momento esatto in cui sia avvenuto, ma certamente la peculiarità della nostra specie e la capacità che abbiamo sempre avuto di costruire oggetti, ci ha poi reso possibile dominare incontrastati. Ciò che importa, o che almeno a me preme rilevare, è quello che accade oggi, ossia osservare, evidenziare lo specismo presente in ogni produzione culturale dell’umano. Che lo specismo sia stato un effetto di una nostra propensione biologica o di sistemi sociali formatisi secoli fa, non ha molta importanza; è importante riconoscerlo oggi e metterlo in discussione. È importante capire che questo lavoro multidisciplinare va fatto non perché tornerebbe utile anche a noi, ma perché lo dobbiamo agli altri animali.
Saprebbe fornire qualche dato sull'impatto ambientale generato dagli allevamenti animali?
Io a questa domanda potrei rispondere, ho raccolto tantissimi dati (consiglio la lettura del saggio di Jeremy Rifkin, Ecocidio, un testo di qualche anno fa ma ancora attualissimo o anche la visione degli ottimi documentari Cowspiracy e Seaspiracy che spiegano in modo esauriente e chiaro cosa vuol dire l’espressione, molto attuale, “Ci stiamo letteralmente mangiando il pianeta”), ma non voglio farlo perché non penso sia giusto far uso di argomenti indiretti quando si parla degli altri animali e anche perché il tema del mio libro è lo specismo e non l’ecologismo e sono temi solo in parte connessi; lo sono perché è ovvio che se distruggiamo l’ambiente, distruggiamo anche tutti gli animali che lo abitano (basti pensare a quanti animali muoiono negli incendi o per inquinamento, falde acquifere avvelenate ecc.), ma l’ecologismo è portatore di una visione ancora troppo legata a interessi egoistici, cioè ci interessa preservare l’ambiente nella misura in cui ci interessa preservare noi stessi, invece l’antispecismo è totalmente altruistico e in questo sta la sua difficoltà nell’essere recepito, abbracciato e sostenuto, ma anche la sua portata assolutamente rivoluzionaria-. Comunque nel libro ho accennato alla differenza appunto tra ecologismo e antispecismo. La differenza, sostanziale, tra il dire che non dovremmo mangiare gli altri animali perché gli allevamenti inquinano e sottraggono risorse idriche ecc., e quella tra dire che non dovremmo perché è ingiusto.
Gli altri animali sono individui, non agenti inquinanti o prodotti nocivi per la nostra salute. Questo è il punto fondamentale. L’obiettivo dell’antispecismo e di chiunque affermi di voler rispettare gli animali. Una battaglia di giustizia e che prescinde dal beneficio che noi, come specie, potremmo ottenere.
Ma le pecore sognano lame elettriche? è un testo che parla di animali e del nostro rapporto con loro da un punto di vista per molti decisamente insolito, eppure sempre più comune. La visione antispecista del mondo - e le scelte di vita che da essa derivano - possono avere un impatto enorme non solo sul benessere del pianeta e degli animali, ma anche sul nostro equilibrio e sul nostro ruolo all'interno del cerchio della vita.
Pubblicata il 6 agosto 2021
Di cosa si occupa Praces Salaro?
La Praces Salaro è un allevamento di alpaca e fattoria didattica. Gli alpaca sono animali allevati per la loro pregiatissima fibra, che noi lavoriamo, dalla tosatura alla filatura a mano, fino ad arrivare al confezionamento del prodotto finale, ovviamente artigianale. Inoltre la Praces Salaro è una fattoria didattica, ed è stata la prima nel Lazio ad aver promosso percorsi didattici legati alla lavorazione della fibra, sia per bambini che per adulti.
Cosa vi spinge a credere in questo progetto? Quali sono le difficoltà da voi incontrate?
Crediamo in questo progetto perché lavoriamo con tanto amore e passione e perché vogliamo condividere il nostro sapere con gli altri. Portiamo avanti degli antichi mestieri: il filare a mano purtroppo non è più così diffuso come una volta e noi cerchiamo di farlo conoscere il più possibile. E poi ci sono cose che l’industria non potrà mai eguagliare: ad esempio, ogni prodotto realizzato da noi è unico e irripetibile.
Le difficoltà che abbiamo incontrato sono legate alla “non conoscenza” di questi animali e della loro pregiata fibra, perciò farne comprendere le caratteristiche e le proprietà uniche è stato abbastanza complicato.
Qual è la situazione attuale negli allevamenti per la lana – intensivi e non - in Italia? Quale il trattamento riservato agli animali che li abitano?
La situazione degli allevamenti di alpaca in Italia è variata tantissimo negli ultimi anni: ce ne sono diversi in tutte le regioni e non tutti si dedicano solamente alla lavorazione della loro fibra. Non conosciamo le realtà degli altri allevamenti ma possiamo dire che nella nostra fattoria gli animali vengono allevati senza farli stressare, pascolano tranquillamente in 4 ettari di terreno, vengono coccolati (quando lo desiderano, avendo un carattere un po’ restio alle coccole) da noi o dai nostri ospiti, rispettando molto il loro comportamento.
L’alpaca è, poi, un animale da cui possiamo trarre molti vantaggi senza doverlo costringere a fare niente: viene definito un “tosaerba naturale” in quanto mantiene il pascolo pulito e tagliato ad una certa altezza e, fra l'altro, è un animale che fa i propri "bisogni" in un unico punto, senza contaminare tutto lo spazio che ha a disposizione. I suoi escrementi sono fra i migliori concimi al mondo, si possono mettere vicino alle piante senza che le rovinino e senza doverli lasciar fermentare; inoltre il popolo andino li usa, dopo averli lasciati essiccare al sole, per riscaldarsi la notte.
Oltretutto, l’alpaca è un animale docile e molto tranquillo che trasmette calma e serenità anche al solo guardarlo: vederlo mangiare e camminare in mezzo al pascolo ci fa sentire più tranquilli e senza pensieri, il che aiuta molto visto che purtroppo viviamo in una società che ci impone frenesia e stress continui.
Quale consiglio si sentirebbe di dare ai consumatori? Con quali gesti quotidiani si può contribuire a migliorare questa situazione?
Il consiglio che ci sentiamo di dare è quello di ritornare ad apprezzare gli antichi mestieri e i prodotti fatti a mano. Ogni prodotto non solo è unico, ma è fatto con passione e amore e, per quello che ci riguarda, i nostri hanno delle caratteristiche uniche (ad esempio, la fibra dell’alpaca è anallergica perché non contiene la lanolina e scalda molto di più rispetto alle altre lane conosciute).
Il ritornare al passato ci fa riscoprire tante cose che purtroppo sono andate perse nel tempo. Sappiamo tutti che l’artigianato ha un costo più elevato rispetto al prodotto industriale ma di sicuro sarà più duraturo nel tempo e più rispettoso degli equilibri del pianeta.
Oltre ad essere un allevamento di alpaca felici, Praces Salaro è anche fattoria didattica ed organizza tour guidati per scuole e gruppi di bambini ed adulti, in cui, oltre a parlare di fibra e filatura, si parla anche di benessere e rispetto degli animali.
Pubblicata il 10 giugno 2021
Da dove nasce l’idea per Cucina BioEvolutiva? Di cosa si tratta?
Nasciamo in rete nel gennaio 2013 con l’obiettivo di divulgare la cultura alimentare cruelty free e salutista. Cucina BioEvolutiva percorre gli ultimi tre step della scala evolutiva alimentare (veganesimo, crudismo, fruttarismo). Nelle nostre ricette quindi utilizziamo alimenti coerenti con una scelta di vita non violenta e principi salutistici. Ne consegue che escludiamo gli ingredienti animali e di origine animale, rifuggiamo gli alimenti che accelerano l’invecchiamento cellulare e incoraggiamo il consumo di quelli ricchi di antiossidanti, proponiamo alternative ai cibi industriali contenenti conservanti e additivi chimici a favore dell’autoproduzione, mettiamo sempre in prima linea il cibo crudo, quindi non cotto a temperature superiori ai 42°C per mantenere intatte le sostanze nutritive che la cottura distrugge.
Ci siamo fatti conoscere grazie a preparazioni d’avanguardia nel campo del raw food (la Crudella, la Ricruda, la Mozzarawella ecc.) grazie a un veganesimo attento all’Igiene Naturale (combinazioni alimentari anti-fermentazione, no glutine, no fritti ecc.).
Tengo a precisare che non siamo legati ad alcuna religione e che quindi non abbiamo alcun condizionamento religioso e non siamo legati a nessuna ideologia new age. Non siamo satelliti di nessuna azienda, non facciamo parte di nessun gruppo o setta, ma siamo soltanto un gruppo di persone libere e autonome, unite tra di noi da una visione non antropocentrica e da un punto fermo nelle nostre scelte: la non violenza. La nostra è una visione della vita certamente antispecista, che non collima assolutamente con quella cartesiana, per cui gli animali sono macchine a servizio degli esseri umani e non esseri senzienti degni di rispetto al pari dell'uomo.
Il nostro obiettivo primario è quello di sfatare i preconcetti che ruotano intorno al veganesimo e far conoscere al pubblico l’elevata varietà della cucina vegana.
Quali sono le ragioni che la spingono a credere nella validità del suo progetto?
Proponiamo passaggi graduali dall’uno all’altro sistema alimentare o, quanto meno, incoraggiamo l’incremento nella propria dieta di cibo crudo da anteporre a quello cotto per agevolare il processo digestivo. L’obiettivo finale è di offrire una via facilitata per il miglioramento della propria dieta, facendo conoscere in particolare i superfood ed eliminandone il cibo tossico e nocivo, ossia il cosiddetto “cibo spazzatura”.
La “bio-evoluzione alimentare” ha coinvolto e continua a coinvolgere ognuno di noi che l’ha vissuta e la vive ogni giorno sul proprio corpo e sulla propria mente, condividendo l’idea che l’esperienza diretta sia superiore a ogni ipotesi e teoria. Personalmente ho tratto solo giovamenti da quando ho iniziato a rivoluzionare la mia dieta, introducendo certi alimenti ed eliminandone altri. La validità del progetto è assolutamente empirica. La riprova è che abbiamo menti brillanti ed eccellenze nel campo sportivo, artistico, scientifico che seguono una dieta alimentare a base vegetale (on line esistono liste di atleti, scienziati, letterati ecc. molto esaustive).
Qual è la relazione fra allevamenti animali ed ambiente? Quale quella fra consumo di prodotti di origine animale e salute?
Iniziamo con il dire che l'impatto ambientale degli allevamenti è devastante per il pianeta e per l'uomo. L’effetto serra, e tutto ciò che ne consegue, è la più diretta conseguenza. I rifiuti dell'industria della carne (antibiotici, ormoni, metalli pesanti ecc.) inquinano gravemente le falde acquifere. I liquami si riversano sui bacini portando malattie e morte. Gli esseri "umani" che governano il mondo preferiscono ignorare certe cose per ragioni legate al business.
Inoltre, se non esistessero più gli allevamenti intensivi, non esisterebbe più la fame nel mondo. La fame nel mondo è legata alla produzione mondiale di cibo. L'alimentazione a base di carne è responsabile in gran parte di questo dramma. Per produrre due etti di carne è sprecato un chilogrammo di cereali. Un vitello, ad esempio, per raggiungere un peso di 500 kg, deve consumare oltre 1200 kg di cereali. Raggiunto questo peso, il vitello viene ucciso e vengono eliminate tutte le parti di scarto. Alla fine poco più della metà del peso dell'animale vivo sarà utilizzabile come carne. Con 1200 kg di cereali, quindi, si ottengono circa 250 kg di carne... questo rapporto diviene ancora più sfavorevole per altri tipi di carne. Dunque, la domanda è: quante persone possono essere sfamate con una sola bistecca? E con un chilogrammo di cereali invece? Il rapporto è circa di 10 a 1. Una bistecca può saziare un solo individuo, con un chilogrammo di cereali possono mangiare una decina di persone. A tutto questo aggiungiamo anche il problema dello spreco di acqua. Per produrre un solo kg di carne sono necessari circa 3000 litri di acqua, sia per gli animali che per irrigare i campi di cereali ad essi destinati. Per produrre invece 1 kg di cereali per il consumo umano sono sufficienti un centinaio di litri d’acqua. Ognuno di noi può fare qualcosa, d'altronde l'oceano è fatto di gocce, giusto?
Quale consiglio si sentirebbe di dare ai consumatori per migliorare il settore alimentare in Italia?
Il principio è molto semplice per migliorare il settore alimentare in Italia: se un prodotto non viene più richiesto dal mercato, il mercato in automatico è stimolato a offrire alternative più salutari. Il punto è che dobbiamo imparare a orientare meglio le nostre scelte e il mercato seguirà le nostre tendenze. In finale, siamo noi consumatori a scegliere, ma scegliere significa anche informarci. Se, per esempio, i consumatori di wurstel sapessero come viene fatto un wurstel, si guarderebbero bene dal mangiarlo e, probabilmente, si sentirebbero nauseati al solo pensiero di ingerirlo. Non sono rari i casi di aziende che hanno convertito la loro produzione o che propongono anche prodotti vegetali grazie a una maggiore richiesta da parte di noi consumatori, ma attenzione: dobbiamo leggere sempre gli ingredienti, perché soprattutto le aziende “promiscue” non hanno ben chiaro che mangiare vegan è anche una scelta salutista e di rispetto per l’ambiente e rimpinzano i loro preparati di ingredienti terribili da ogni punto di vista. Molti prodotti industriali, anche vegetali, sono dei veri formulari chimici. Purtroppo, ad oggi, è ancora troppo facile farsi ingannare dalle pubblicità.
Oltre ad essere pubblicate sul sito e sulla pagina Facebook, le ricette di Cucina Bioevolutiva sono anche reperibili su un interessante canale YouTube, che fornisce spiegazioni dettagliate sulla preparazione dei piatti proposti.
Pubblicata il 14 aprile 2021
Ciao, Arianna. Da dove arriva l’idea per il tuo cortometraggio?
Ciao! L’idea di questo cortometraggio è nata da un compito assegnato a scuola per il quale si doveva rappresentare il rispetto verso le altre forme di vita; potevamo esprimerci in qualsiasi forma artistica, ed io ho optato per un’animazione. Lo spunto mi è venuto grazie all’osservazione del comportamento dei miei cani durante la festa di Capodanno.
Perché credi che i botti siano così popolari e perché sarebbe importante eliminarli dai nostri festeggiamenti?
Credo che i botti siano così popolari perché sono stati sempre associati a un qualcosa di positivo; la differenza è che anni fa non era poi così facile poterli reperire, intanto perché costavano di più, e poi anche perché in pochi li producevano; mentre adesso, col mercato globale, è molto più facile poterli acquistare, anche perché il prezzo si è abbassato. Pensate che si possono persino trovare sugli scaffali di un qualsiasi supermercato! E sarò onesta, i fuochi d’artificio sono molto belli da vedere e molto scenografici, però effettivamente questo è l’unico loro lato positivo, perché per il resto hanno un impatto negativo sull’ambiente, spaventano animali e umani, provocano danni, quali ad esempio incendi. E poi si potrebbero adottare atteggiamenti sostitutivi, come ad esempio comprare fiaccole, che sono scenografiche, ma anche silenziose e più piccole.
Credi esistano altri comportamenti umani poco rispettosi nei diritti degli animali? Quali?
Purtroppo sì, a partire dal contrabbando di animali, o dalle corse clandestine, oppure il tipico gioco spagnolo della corrida, per non parlare delle lotte tra cani, oppure il semplice cane tenuto a catena. E purtroppo ce ne sarebbero pure molti altri da citare!
Come hanno reagito i tuoi compagni di classe al progetto? Quali sono state, invece, le reazioni dei tuoi familiari e dei tuoi amici? Quale consiglio daresti alle persone della tua età in merito?
Sfortunatamente, non ho avuto la possibilità di cogliere la reazione dei miei compagni in modo vero e proprio perché la DAD è altamente isolante... Però qualcuno con cui ho un legame un po’ più stretto mi ha fatto i complimenti in chat privata. I miei familiari sono stati orgogliosi, sia per il messaggio che ho voluto condividere, sia per la parte concreta del lavoro svolto; stessa cosa per i miei amici più cari. Il consiglio che vorrei dare in generale, non solo ai miei coetanei, è di provare a festeggiare anche senza l’utilizzo dei fuochi d’artificio e tutto ciò che provoca un forte rumore improvviso, dimostrando di avere rispetto non solo per gli animali, ma anche per la natura e l’uomo stesso.
Una dimostrazione della pericolosità di botti e fuochi d'artificio è stata la morte di centinaia di uccelli per infarto a seguito dei festeggiamenti di Capodanno a Roma lo scorso gennaio, nonostante la pressante campagna No ai botti, sì ai biscotti.
Pubblicata l'11 aprile 2021
Di cosa si occupa?
Sono un cuoco vegano professionista e mi occupo anche di comunicazione. Nello specifico divulgazione dei temi legati all’alimentazione vegetale.
Perché, secondo lei, esiste una certa avversione nei confronti di una dieta esclusivamente vegetale? A livello di gusto, le sembra che prediligere verdure, frutta, semi e cereali costituisca una privazione ed un sacrificio?
Negli ultimi anni tale avversione si è, in realtà, molto attenuata. Ci sono ancora sacche di resistenza all’idea che ci si possa alimentare seguendo una dieta vegetale ma son sempre meno chiassose e invadenti. Tale avversione diminuisce al crescere della percentuale della popolazione mondiale che esercita tale scelta. Ci sono maggiore consapevolezza e informazione. Anche lo sport ha contribuito molto alla causa. Sono sempre più gli sportivi che per migliorare le proprie prestazioni e salute scelgono di alimentarsi vegan. La strada sarà ancora lunga, ma le nuove generazioni hanno tutto ciò che gli occorre per fare una scelta consapevole e, soprattutto, autonoma e slegata da ogni tipo di retaggio culturale, religioso, sociale, politico. L’etica, il rispetto per se stessi, per tutte le altre creature del pianeta e per il pianeta stesso (e quindi per il prossimo) sono la priorità se vogliamo che la nostra specie non si autodistrugga. A livello puramente culinario ovvio che no, non è una privazione. La natura ci offre un ventaglio infinito di possibilità. Ritengo sia riduttivo, invece, l’affidarsi ad un menù onnivoro che come certezza offre gli stessi pasti a rotazione settimanale. Per decenni.
Quali sono le ragioni etiche che la spingono a cucinare senza utilizzare prodotti di origine animale?
Ci sono tante ragioni per le quali ho scelto una alimentazione vegan. La prima motivazione è che, per quanto mi riguarda, tutto ciò che vive è vita e non cibo. Eticamente parlando, ciò che mi motiva è il rispetto per tutte le forme di vita ma anche il rispetto del pianeta che altro non è se non un luogo meraviglioso in cui siamo tutti ospiti. Un luogo che bisognerebbe lasciare pulito come lo si è trovato, se non di più, perché i prossimi ospiti di questo luogo meraviglioso saranno i nostri figli. E a loro dovremo dar conto quando ci chiederanno perché non abbiamo fatto di più.
Quale consiglio si sentirebbe di dare ai consumatori? Con quali gesti quotidiani si può contribuire a migliorare l'attuale situazione ambientale?
Differenziare i rifiuti, riciclare, limitare al necessario l’uso di plastica, preferire prodotti di stagione e possibilmente a km0, limitare l’uso di acqua. Cominciamo da qui.
Fatta eccezione per il giovedì e la domenica, Simone D'Ambrosio è live ogni sera per proporre nuove ricette e parlare di cucina vegetale. Le dirette sono completamente gratuite.
Pubblicata il 16 marzo 2021
Di cosa si occupa nella vita?
Se ci riferiamo alla mia professione, sono medico: ho due specializzazioni che mi occupano parte della giornata. Sono, inoltre, un'appassionata lettrice di libri spirituali e motivazionali. Curo una rubrica personale in cui presento quelli che mi sono piaciuti in particolare, con breve intervista agli autori, In libreria con Barbara. Si tratta di un hobby e di una passione. In ultimo, ma non per questo da meno, seguo con molto amore e presenza la mia "famiglia allargata" con la coda.
Quali ragioni la spingono ad adottare animali sfortunati che molto spesso, nella nostra cultura, vengono visti principalmente come cibo?
La piena consapevolezza che gli animali (come dice la parola stessa, animali) hanno un'anima. Sono esseri senzienti e, come tali, vanno rispettati, difesi e protetti. Anzi, penso che si dovrebbe introdurre nei codici la personalità giuridica degli animali, oggi considerati alla stregua di oggetti. Penso, ad esempio, agli abusi negli allevamenti industriali. Come disse Gandhi, “la vita di un agnello non è meno preziosa di quella di un essere umano”. Trovo che più una creatura è indifesa, più ha il diritto di essere protetta dall'uomo dalla crudeltà degli altri uomini".
Crede che attualmente nel nostro Paese il tema dell'etica, del benessere e dei diritti degli animali sia più sentito che in passato?
Sicuramente, grazie soprattutto ad internet, si sono fatti grandi passi in avanti rispetto al passato. Prima, se si vedeva una signora impellicciata, si poteva pensare subito al suo buono status economico, mentre oggi la maggior parte delle persone - animaliste e non - vede solo un cadavere che copre una persona (inconsapevole e superficiale) e tutto questo proprio grazie alle notizie sempre più frequenti e delucidanti sul trattamento degli animali. Sono sicura che la rete sia un grande alleato per risvegliare le coscienze ed aiutare a comprendere che gli animali sentono proprio come noi e, proprio per questo, vanno rispettati e difesi.
Da medico, si sentirebbe di fare una stima dell'effetto che un largo consumo di prodotti di origine animale ha sulla salute umana? Crede che esista un legame fra alcune malattie e l'abuso di sostanze chimiche somministrate agli animali negli allevamenti? Cosa si sentirebbe di consigliare in merito?
È ormai confermato e provato da numerosi studi medico-scientifici che il mangiare carne faccia male alla salute del fisico e della mente. Non solo, infatti, facilita l'insorgenza dei tumori, ma predispone anche alla depressione. E questo è un tema trattato sempre più spesso in numerosi saggi che si trovano facilmente in tutte le librerie.
Non a caso, tutti i più grandi, intelligenti e lungimiranti uomini del passato erano vegetariani. Io per prima ho smesso di mangiare carne da anni, ormai. L'ultima volta che mi sono ammalata ero alle elementari e l'unica assenza che ho fatto quando, da studentessa lavoratrice, lavoravo come segretaria, fu per andare a discutere la tesi in medicina. Al contrario delle mie colleghe che, ricordo, si lamentavano sempre e stavano spesso male.
Pubblicata il 14 febbraio 2021
Da dove nasce l'idea per Vegan Discovery Tour e di cosa si tratta?
Possiamo definire il Vegan Discovery Tour come un "viaggio virtuale alla scoperta della scelta vegan", come esprime il suo nome. È un progetto dedicato a chi intende fare la scelta vegan o che comunque vuole sapere di più sull'argomento.
Iscrivendosi dal sito si riceve ogni giorno un'email con moltissime informazioni sulle motivazioni etiche, consigli pratici, indicazioni di cucina, informazioni sulla salute e la nutrizione, storie vere e testimonianze, suggerimenti di altre persone vegan, citazioni... e molto altro. In venti giorni si fa un "viaggio completo" e si fa il pieno di informazioni per mettere in pratica questa scelta. Poi nella propria area personale del sito si ha l'archivio di tutte le mail ricevute e tutte le schede informative divise per argomento, i video, gli opuscoli scaricabili ricevuti in regalo nei vari giorni del viaggio, ricette selezionate, guide, ecc.
L'idea ce l'avevamo in testa da diversi anni, perché negli altri paesi questo tipo di progetti, chiamati vegan pledge o vegan challenge sono diffusi da molto tempo, ma in Italia non c'erano ancora. Così siamo stati molto contenti di aver finalmente potuto realizzare questo progetto, lanciato nel giugno del 2020. Avremmo voluto lanciarlo ancora prima, ma nel realizzarlo ci siamo accorti che il lavoro necessario, a farlo bene, era più del previsto, e così abbiamo preferito posticipare il lancio ma avere un "prodotto" migliore, sia come contenuti che come aspetto grafico. E i risultati ci hanno dato ragione!
Cosa vi ha spinto - e vi spinge tutt'ora - a credere nel vostro progetto?
Ci crediamo perché abbiamo visto che sta funzionando molto bene. Avere una guida da seguire passo passo è utilissimo quando si passa allo stile di vita vegan e spesso può fare la differenza tra intraprendere questa strada o meno.
Dalle testimonianze dei nostri iscritti abbiamo visto che il nostro tour è stato apprezzato da tutti e per molti è stato determinante nel cambiamento.
Anche il fatto di avere un tutor a disposizione per eventuali domande, webinar mensili con un nutrizionista a cui porre domande, la possibilità di interagire con medici e nutrizionisti per domande personali specifiche sulla salute, è piaciuto molto.
Qual è l'impatto ambientale degli allevamenti – intensivi e non? In che modo la produzione di latte, uova, capi d'abbigliamento, ecc... fa parte del problema?
Qualsiasi prodotto ha un impatto ambientale: non solo i prodotti industriali, ma anche gli alimenti, perché dietro - lo dice il nome stesso - c'è un processo produttivo. Non mi riferisco solo al confezionamento ed al trasporto, che sono gli aspetti che hanno meno peso, bensì alla produzione da zero, a partire dalla coltivazione. I cibi animali, cioè carne, pesce, latticini e uova, hanno un impatto circa 8 volte maggiore di quelli vegetali, perché, mentre per questi ultimi basta coltivare e consumare, per avere la carne bisogna prima coltivare i mangimi per gli animali, poi allevare gli animali con questi mangimi, e dagli animali ricavare la carne.
Se consideriamo che per ogni chilo di carne ricavata dall'animale ucciso, quell'animale deve mangiare 15 kg di vegetali, in media, è chiaro che esiste uno spreco enorme di risorse, rispetto al consumo diretto di vegetali. Si sprecano terreni, acqua, energia, e si emettono gas serra, inquinando l'aria e l'acqua. Lo stesso vale per latte e uova, perché il problema dello spreco è legato agli allevamenti, è lo stesso che siano destinati alla produzione di carne piuttosto che di latte o di uova. In ogni caso, anche quando si producono latte e uova gli animali alla fine sono uccisi, diventando carne, non esistono casi in cui non sia così e questo vale sia per gli allevamenti intensivi che per quelli estensivi e più piccoli. Anzi, quelli estensivi hanno un impatto ambientale ancora maggiore, perché consumano più terreno.
Qualsiasi tipo di allevamento crea impatto ambientale e spreco di risorse, anche quelli per produrre lana o piume e comunque anche in quel caso gli animali alla fine sono macellati per la carne, quindi non c'è molta differenza.
Come stanno reagendo gli italiani alla vostra proposta? Cosa si sentirebbe di consigliare ai consumatori per migliorare il modo in cui fanno la spesa?
Nei confronti del Vegan Discovery Tour c'è stato molto interesse, e il 99% di coloro che hanno partecipato ha affermato che consiglierebbe ad altri di partecipare.
Ai consumatori, per migliorare la propria spesa, possiamo consigliare di togliere i prodotti animali e mettere in carrello i cibi vegetali: si risparmia sulla spesa settimanale e si fa un regalo alla propria salute. Questa scelta ci fa tornare verso la nostra tradizione alimentare mediterranea: è solo negli ultimi decenni che la dieta si è spostata da quella basata sui vegetali a quella piena di carne, pesce, latticini e uova, consumati ormai ogni giorno, spesso a tutti i pasti. Torniamo alle nostre tradizioni, e facciamo un piccolo passo in più per eliminare del tutto gli ingredienti animali: faremo una scelta che salva la vita agli animali e anche a noi.
Col Vegan Discovery Tour aiutiamo chi intende fare questo passo: basta iscriversi gratuitamente sul nostro sito.
Per partecipare al Vegan Discovery Tour e ricevere informazioni sui benefici di un'alimentazione 100% vegetale e sulle ragioni etiche e di salute per cui cambiare la propria dieta, basta registrarsi gratuitamente dal sito e leggere, ogni giorno per venti giorni, le e-mail di Marina e del suo team.
Pubblicata il 7 febbraio 2021
Di cosa tratta il suo libro 'Rosa e Matilda. La felicità si costruisce insieme'?
È un libro che nasce da una storia vera e precisamente dall'aver tratto in salvo un pollo di allevamento caduto da un camion che lo stava trasportando al macello. Dal momento in cui ho incontrato questo pollo, che ho chiamato Rosa, sono successe tante meravigliose avventure. E sarà proprio Rosa (la voce narrante, nonché il gallo nella foto) che nella prima parte del libro racconterà la sua vita in allevamento, la fuga dal camion, l’incontro con me, l’arrivo nella sua nuova casa, l’amicizia con una deliziosa gattina, l’arrivo di tre pulcini e tanto altro ancora. Uno dei messaggi che ho inteso trasmettere è quello che riguarda l’amore ed il rispetto per gli animali e per la vita nelle sue molteplici sfumature. Ogni essere vivente merita di essere rispettato.
La storia di Rosa e Matilda può essere interpretata anche come una metafora della vita. Ed è così che nella seconda parte del libro vengono fornite semplici indicazioni su come trovare e portare più felicità nella propria vita.
Cosa la spinge ad occuparsi di questo tipo di tematiche?
Ritengo che, indipendentemente dall'essere ricoperti di pelle, piume, squame o da una corazza, dentro ad ogni essere vivente batta forte un cuore, si muovano emozioni: gioia, felicità, dolore, tristezza. Gli animali, proprio come noi, provano sentimenti. Se solo ci soffermiamo ad osservarli, ad osservare i loro occhi, le loro espressioni comunicano veramente tanto e non si può rimanere indifferenti. Gli animali sanno essere perfetti compagni di gioco e sono in grado di donare amore, gioia, felicità in modo del tutto incondizionato. E per questo reputo fondamentale il rispetto e la considerazione per qualsiasi forma di vita.
Occorre inoltre avere presente che noi esseri umani non siamo delle monadi isolate, ma siamo in costante interazione con tutto ciò che ci circonda: influenziamo e veniamo influenzati. La qualità della nostra vita è fortemente determinata dalla qualità delle relazioni con ciò che ci sta attorno.
In questi giorni si è parlato molto di diritti degli animali. Crede che sia importante che essi vengano finalmente riconosciuti al pari di quelli umani?
Assolutamente sì. Come dicevo, gli animali proprio come noi hanno un cuore che batte forte, sangue che scorre nelle vene e provano sentimenti. Sono esseri viventi e non oggetti al servizio dell’uomo.
Questo è certamente condizionato dalla prospettiva da cui si guarda a queste questioni, ossia morale, filosofica, culturale. Noi occidentali siamo sempre stati piuttosto condizionati da una certa interpretazione biblica e filosofica (vedi, ad esempio, Cartesio ) tale per cui siamo portati a pensare che gli animali non abbiano né una ragione, né un’anima e per questo sia giusto trattarli al pari di oggetti.
Personalmente non condivido questa prospettiva, mi piace anzi pensare, come disse Mahatma Gandhi, che “Grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali.”
Con quali gesti quotidiani si può contribuire a migliorare l’attuale situazione, secondo lei?
Tutti noi possiamo coltivare ogni giorno semini di rispetto, compassione e gentilezza per quello che ci circonda e possiamo riconoscere la bellezza di ciò che ci sta attorno: il fruscio delle foglie, i meravigliosi colori delle farfalle, fiammeggianti tramonti, la morbidezza del pelo di un animale mentre lo si accarezza, il piacere e la gioia mentre si abbraccia un cucciolo, ecc.
Nel mio piccolo, ho la fortuna, grazie al mio lavoro di pedagogista e di trainer di meditazione, di lavorare a progetti, già a partire dalla scuola dell'infanzia, volti alla valorizzazione e alla salvaguardia dell'ambiente e degli animali. L’intento è quello di promuovere maggiore attenzione e consapevolezza sia nei confronti dei nostri comportamenti, sia di ciò che ci circonda.
Le azioni che possiamo mettere in pratica sono veramente tante: prestare attenzione alla qualità dei cibi con cui ci nutriamo, utilizzare prodotti per il corpo non testati sugli animali, riflettere attentamente prima di acquistare un cucciolo, esprimere gratitudine per ciò che Madre Terra ci mette a disposizione e ci regala ogni giorno. La cosa più importante, comunque, credo sia quella di chiedersi “che cosa e come posso rendere migliore questo pianeta?” e a questo proposito riporto questa bellissima frase di Madre Teresa di Calcutta “Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno.”
Oltre a lavorare come pedagogista, ad occuparsi di meditazione e mindfulness e ad avere da poco pubblicato 'Rosa e Matilda - La felicità si costruisce insieme', Monia Monti è anche l'autrice di 'Bambini calmi e felici', un libro di tecniche di meditazione rivolte ai più piccoli.
Pubblicata il 28 dicembre 2020
Quando nasce e di cosa si occupa l'OIPA?
L'OIPA è un'organizzazione che si occupa del benessere di tutti gli animali e della loro salvaguardia da qualsiasi forma di maltrattamento. E' stata fondata nel 1981 a Lugano e la sede nazionale si trova a Milano. In Italia, l'OIPA è attiva con 150 sedi locali. La nostra è, per l'appunto, una di queste, precisamente quella di Trento.
Si sente spesso parlare degli orsi del Casteller: potrebbe brevemente riassumere la vicenda?
Per essere molto breve, posso dire che tre orsi sono rinchiusi nelle prigioni del Casteller, in gabbie di cemento di 2x6 metri con tre ore d'aria al giorno. La loro colpa è quella di aver fatto gli orsi, di aver predato qualche pecora e di essere entrati in qualche vecchia cascina.
Per saperne di più:
M49, DJ3 e M57: i tre orsi rinchiusi al Casteller senza alcuna colpa
Il recinto del Casteller e la storia dell'orso raccontata da Luigi Sardi
Un'email per salvare gli orsi del Casteller
A cosa ha portato questo comportamento così poco rispettoso degli animali e dei loro diritti?
I carabinieri CITES del Ministro Costa hanno ordinato un'ispezione che ha avuto l'esito temuto. Hanno infatti presentato alla Procura di Trento una relazione dove dichiarano il maltrattamento secondo l'art.544.
Per saperne di più:
Le vittime di Life Ursus (Repubblica, 2014)
Orsi in Trentino - a vent'anni dalla reintroduzione (Rai News, 2019)
Brigitte Bardot scrive al presidente della Provincia di Trento (Il Fatto Quotidiano, 2020)
Quali misure andrebbero adottate a livello politico in tal senso? Cosa si sentirebbe di consigliare ai singoli cittadini affinché tutti possano aiutare?
Nonostante le numerose denunce, gli esposti, le proteste in tutta Italia e all'estero, gli scioperi della fame, le petizioni a livello Europeo e nonostante l'interessamento delle televisioni svizzera e canadese e del The Guardian di Londra, la Procura di Trento fa silenzio totale. Consiglierei ai cittadini una pressione mediatica al presidente della provincia Fugatti (che sta violando tutte le normative vigenti che tutelano il benessere di questi meravigliosi animali), per far sì che vengano liberati questi orsi, che purtroppo stanno veramente male.
Si è parlato molto della vicenda degli orsi del Casteller, anche se i fatti sono ancora insufficienti e gli animali restano rinchiusi nelle loro anguste gabbie. In un appello del 10 ottobre 2020, il Ministro Costa ha chiesto al presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, che gli orsi venissero liberati. La vicenda del Casteller evidenzia una difficoltà ad interagire e coesistere con questi animali in maniera pacifica.
Un viaggio senza censure all'interno degli allevamenti da cui proviene il cibo che finisce nei nostri piatti, che spinge a riconsiderare il nostro rapporto con il cibo, le tradizioni e l'etica del mondo moderno.
Sconsigliato ai minori.
Parchi acquatici, allevamenti, pesca a strascico, inquinamento ambientale e schiavitù: i lati più o meno occulti del consumo di pesce e la verità su etichette e pesca sostenibile.
Le implicazioni ambientali dell'esistenza degli allevamenti intensivi, oltre all'impatto sulla salute di chi consuma questo tipo di carne.
La spietata mattanza dei delfini in Giappone ed il modo poco compassionevole in cui vengono usati all'interno di parchi acquatici ed attrazioni per bambini.
Un documentario legato allo sport e all'alimentazione degli sportivi, che offre spunti di riflessione insoliti, sia dal punto di vista della salute, che da quello etico ed ambientale,
Quella del benessere animale è un'etichetta che dovrebbe tutelare i consumatori e gli animali al tempo stesso. Ma come si ottiene? Se ne parla in questa puntata di Indovina Chi Viene a Cena.
Un documentario crudo e senza filtri che mette a nudo tutte le ingiustizie subite da diverse specie animali legate a dieta, credenze ed attività commerciali umane. Sconsigliato per i minori.
In questo video di National Geographic si parla di turismo legato agli animali selvatici e delle crudeltà da loro subite fra una gita e l'altra.
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